di Chiara Lucozzi*
Nell’estate del 2017, mi trovavo in giro per Pechino insieme ai miei compagni universitari e studenti dell’Istituto Confucio di Macerata. Qualsiasi persona normale si sarebbe emozionata nel vedere per la prima volta i famosi siti turistici e di interesse storico, come il Palazzo d’Estate (颐和园) e la Città Proibita (紫禁城), oppure visitando la Grande Muraglia (长城). Io, invece, da grande appassionata di competizioni sportive, mi sono messa a piangere una volta arrivata davanti ad un luogo che per me significava davvero molto: il Villaggio Olimpico dei Giochi di Pechino 2008 (奥运村).
Sono un’agonista da più di dieci anni, ho sognato le Olimpiadi per tanto tempo e, quando mi sono trovata a visitare questo Villaggio Olimpico, ho capito di aver realizzato un piccolo sogno. Il mio sport è il tiro a segno, ho fatto parte della Nazionale italiana junior per un breve periodo e nel 2016 ho vinto i Campionati italiani a squadre; al tempo stesso, sono una studentessa e un’appassionata di lingue.
Nel momento in cui ho messo piede all’interno del famoso Stadio Nazionale di Pechino, chiamato anche “Nido d’uccello” (鸟巢) per via della sua forma, mi sono identificata in tutti quegli atleti che hanno partecipato alla manifestazione sportiva più importante che ci sia, ho pensato a tutti gli sforzi e sacrifici che uno sportivo compie durante la sua carriera e ho immaginato me stessa con una medaglia al collo.
Lo Stadio Nazionale dello Sport , il 国家体育场, è stato costruito per rappresentare il fulcro della XXIX edizione dei Giochi: è il luogo in cui si sono svolte le cerimonie di apertura e di chiusura, le gare di atletica e le premiazioni. Nel complesso, esso occupa una superficie di 250.000 m2.
Per entrare, ho pagato un biglietto ridotto da 25 yuan. All’entrata ci sono le due simpatiche mascotte di nome “LINO” (林奥) e “OLIN” (奥林) con le quali è impossibile non farsi una foto ricordo. Per raggiungere il campo e le piste all’interno, bisogna addentrarsi tra gli intrecci del “nido” e salire alcuni piani, passando per le scale esterne. Questa copertura futuristica è stata progettata dagli architetti Herzog & de Meuron e dall’artista contemporaneo Ai Weiwei. Non appena si varca la soglia dello stadio, ci si sente come davanti ad un immenso capolavoro che ti toglie il fiato per la sua immensità: non a caso, la sua capienza è di circa 80.000 persone. Anche i progettisti si sono espressi dicendo che questo luogo rappresenta «una scultura gigantesca, un intreccio di linee caotiche e convergenti, una superficie porosa, una “montagna” da penetrare e da arrampicare».
I miei compagni mi guardavano divertiti e, a tratti, anche un po’ increduli, poiché non riuscivano a capire in cosa mi stessi immedesimando e come mai fossi al settimo cielo. Mi sentivo come una bambina in un parco divertimenti. Per me è stata questa l’esperienza più bella di tutto il viaggio studio.
Oltre allo stadio, c’erano altri luoghi che fanno parte del Parco Olimpico (奥林匹克公园) e che avremmo sicuramente potuto visitare; tra questi troviamo:
- Il centro acquatico nazionale(北京国家游泳中心)
- Lo Stadio coperto (国家体育馆), meglio conosciuto come “il ventaglio” (扇子) per via della sua forma che ricorda un ventaglio tradizionale cinese.
- L’Olympic Green Convention Centre (国家会议中心), riutilizzato poi per le Olimpiadi di gennaio 2022
Ed è proprio in quest’ultimo sito che nel 2008 si sono tenute le gare di scherma, di pentathlon e tutte le competizioni appartenute al mio sport.
In Cina, il tiro a segno è molto apprezzato, sicuramente più di quanto non lo sia in Italia. Questa disciplina viene presa davvero sul serio dai tiratori-atleti, che si allenano strenuamente seguendo ritmi rigidi e facendo lunghe sessioni. Gli atleti di tiro a segno si dividono in tiratori di pistola e di carabina. Si spara contro un bersaglio bianco e nero a cerchi concentrici, che cambia di dimensione in base alla distanza di tiro (10, 25 e 50m). Le armi utilizzate variano in base al calibro e alla tipologia, infatti possono essere utilizzate sia armi a fuoco, sia ad aria compressa.
I tiratori cinesi sono molto affezionati alle pistole italiane: la nota marca di pistole da gara “Pardini” è famosa in tutto il mondo e, in particolare, nella Repubblica Popolare Cinese. Non a caso, la Nazionale cinese di tiro a segno fa spesso visita nel nostro Paese per assistenza alle armi e per acquistare i nuovi modelli di questa azienda.
Ci sono molti tiratori cinesi che hanno lasciato il segno nella tradizione olimpica del Paese.
Il 29 luglio 1984, alla XXIII edizione delle Olimpiadi di Los Angeles, il tiratore di pistola Xu Haifeng (许海峰) segnò la storia: diventò il primo sportivo cinese ad aver mai vinto una medaglia d’oro olimpica. Per la Cina, fu una vittoria epocale e, per ringraziarlo, nel 2008 gli venne data la possibilità di diventare tedoforo alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi. Non solo, è stato anche allenatore della Nazionale cinese per molti anni. È grazie a lui che, per la Repubblica Popolare Cinese, iniziò quella che possiamo oggi definire un’indiscussa predominanza nello sport e, in particolare, nei medaglieri olimpici complessivi; infatti, a partire dall’edizione dei Giochi del ’92, il medagliere olimpico cinese è sempre rientrato nei primi cinque posti, toccando l’apice nel 2008, anno in cui la Cina ha sbaragliato tutta la concorrenza, ottenendo per la prima volta il primo posto.
Tra le donne, troviamo la carabinista Wu Xiaoxuan (吴小旋) che si assicurò il primo oro femminile cinese alle Olimpiadi di Los Angeles ’84. A detenere il record mondiale assoluto invece è la tiratrice Yi Siling (易思玲): grazie a lei la carabina è l’unica specialità al mondo in cui il record femminile è più alto di quello maschile.
L’ultimo atleta cinese che merita una menzione speciale è Wang Yifu (王义夫), vincitore di ben sei medaglie olimpiche. In particolare, nell’edizione di Atlanta ’96, arrivò secondo nella gara di pistola a 10 m per un solo decimo di punto. Wang tirò un brutto 6.5 all’ultimo colpo, non riuscendo ad aggiudicarsi l’oro che sembrava per tutti scontato. Al primo posto si piazzò il nostro connazionale Roberto Di Donna, che portò avanti una splendida finale; Il nostro Wang, dopo aver realizzato ciò che era appena successo, si sentì male e fu accompagnato in barella all’ospedale. Fortunatamente, si riprese in tempo per partecipare alle gare tenutesi nei giorni successivi.
Grazie a questi e a molti altri atleti, il tiro a segno in Cina rappresenta tuttora il quinto sport olimpico più premiato di sempre ai Giochi; esso è preceduto dai tuffi, dalla ginnastica, dal sollevamento pesi e dal ping-pong. Ad esempio, alle Olimpiadi di Londra 2012, le tre nazioni che hanno ottenuto più medaglie nel tiro sono state proprio la Cina, seguita dalla Corea del Sud e dagli Stati Uniti. Il tiro è considerato anche una forma di esercizio della disciplina, utile ad aumentare la concentrazione e la precisione; un’attività che porta giovamento in tutti i campi della vita. Per questo motivo, la Cina incoraggia i cittadini ad intraprendere questo magnifico sport.
Spero che un giorno riesca a fare visita al poligono di tiro della capitale, il Beijing Shooting Range Hall (北京射击馆) e magari allenarmi insieme ai tiratori più forti. Io, nel frattempo, non smetto di sognare.
*Chiara Lucozzi svolge il suo percorso universitario all’Università degli Studi di Macerata.
Attualmente è laureanda del corso di Lingue moderne per la comunicazione e la
cooperazione internazionale, una specializzazione che le ha permesso di studiare per
diventare un giorno interprete e traduttrice. Ha svolto tirocini come interprete e mediatrice
presso l’associazione culturale “Italiano & Co. – Lingua e cultura” e presso l’Istituto
Confucio di Macerata. Le sue passioni coinvolgono la musica, lo sport agonistico e il
mondo delle lingue.
