Introduco questo articolo scritto da Irene con gratitudine: l’interesse per la Cina mi ha fatto conoscere persone interessanti ed appassionate come Irene. In un periodo in cui la vita in Cina è un lontano ricordo, o un sogno irraggiungibile, condividere le proprie esperienze ci aiuta ad andare avanti. Irene ci racconta dell’esperienza Chinese Bridge e di quanto lo studio di una lingua possa aprire numerose porte.
di Irene Paddeu*
In questi ultimi due anni la chiusura delle frontiere ha scombussolato i progetti di qualsiasi appassionato di Cina, precludendo a molti studenti la possibilità di immergersi nel contesto cinese e di interiorizzare la lingua, il che è un passaggio fondamentale per chiunque voglia fare strada in questo campo. Delusione e rassegnazione ormai accomunano tutti coloro che avrebbero voluto iniziare o proseguire un percorso nella terra di mezzo, me per prima. Uno degli aspetti che trovo più affascinanti del mondo cinese è che non smette mai di insegnarci qualcosa, ed è proprio questo desiderio ardente di continuare a imparare da questo paese che rende ancora più inaccettabile l’idea di non poterlo raggiungere fisicamente. Ma da qualche punto bisogna ripartire, ritrovando l’entusiasmo in nuovi progetti e avendo il coraggio di sperimentare nuovi metodi di apprendimento.
E’ per questo che oggi vi parlo di un’esperienza che ha completamento rivoluzionato il mio cinese e la mia passione per la Cina: l’ 汉语桥 (Hanyu Qiao), la Chinese Bridge Competition. Si tratta di una competizione di lingua e cultura cinese che può essere sostenuta sia da frequentanti delle scuole superiori che dell’università e che vede gli studenti di tutto il mondo sfidarsi nell’ambito della lingua e della cultura cinese. La gara è suddivisa in varie fasi: quella interna all’Istituto Confucio di riferimento, quella nazionale ed infine quella mondiale.
Ecco la mia esperienza…
Partecipai all’edizione del 2018 quasi per caso, spinta dalle mie professoresse di cinese del Liceo. Non ero assolutamente pronta (e nemmeno troppo entusiasta) per sostenere una gara del genere, dove bisognava saper parlare fluentemente in cinese e mostrare le proprie abilità legate alla Cina (ad esempio cantare o ballare o praticare Taiji ecc.), ma decisi di provare lo stesso. Ad oggi posso dire che la scelta di lanciarmi in questa avventura sia stata la migliore che abbia mai fatto.
Riuscii a passare la fase interna e mi qualificai per le nazionali, dove la competizione era decisamente più tosta. Io e la mia compagna (la gara era in parte a coppie) preparammo una recita completamente in cinese e un discorso su che cosa rappresentasse per noi la Cina. Oltre a queste due parti della gara, vi era anche un test sulle conoscenze culturali e una fase dove bisognava rispondere a domande aperte, tutto ovviamente in cinese. La preparazione non fu facile, ma più andavo avanti e più mi appassionavo, più vocaboli imparavo e più mi rendevo conto che stavo vivendo un’occasione unica.
Ma la vera rivelazione avvenne durante la gara, dove sentii alcuni dei partecipanti, che avevano trascorso dei mesi di studio in Cina, parlare cinese a livello molto avanzato. In quel momento la consapevolezza di non avere una preparazione di lingua altrettanto elevata fu superata dall’entusiasmo e dalla voglia di arrivare dove erano arrivati loro. Fu il momento di cui mi dissi “Sì, anche io voglio diventare così brava; Sì, il cinese è la mia strada”. È stato lì che ho realizzato che quell’esperienza mi aveva dato la possibilità di capire quanto fossi appassionata di Cina, di mettermi in gioco per migliorare, di conoscere persone che condividevano i miei stessi interessi. Alla fine, ci classificammo quarte, un risultato molto soddisfacente dati i gareggianti e il nostro livello di partenza.
La mia esperienza al Chinese Bridge mi ha fatto capire che non c’è un momento giusto per fare, per partecipare a una gara o per realizzare un progetto. Esiste solo il momento in cui abbiamo il coraggio di prendere il treno che ci si presenta davanti e di sfruttare quell’occasione al meglio, perché è proprio da lì che potrebbero nascere i sogni più belli. Per me è stato così. Qualche mese dopo sono partita da sola per Shanghai per migliorare la lingua e da quel momento io e il cinese siamo diventati una cosa sola. Tutt’ora la strada è ancora molto lunga, ma è sempre importante ricordare il proprio 起点 (qidian), il proprio punto di partenza, il momento in cui tutto è nato.
E’ vero, non poter andare a studiare in Cina al momento è frustrante. Ci troviamo tutti in una fase di stallo e confusione. Ma cosa ci impedisce di realizzare i nostri desideri anche da qui? Cosa ci impedisce di provare nuove esperienze con i mezzi che abbiamo? Non sarà il massimo, ma può essere qualcosa. Può essere il punto da cui ricominciare, perché se una passione è vera si trova sempre una soluzione per coltivarla.
Il Chinese Bridge oggi si tiene online ed è un modo molto valido per migliorare il proprio cinese (fidatevi che la sola preparazione vi farà fare un salto di livello) e per buttarsi, per fare una nuova esperienza, per trovare un nuovo punto da cui ripartire, per scoprire, chissà, che il cinese è anche la vostra di strada.
*Irene Paddeu è un’aspirante sinologa appassionata di Cina. Ha 21 anni e attualmente frequenta la facoltà di Lingue per l’impresa presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Nel suo percorso ha portato a termine diverse esperienze in Cina e nell’ultimo anno ha creato la pagina Instagram @avvicinaticonme, dove presenta un po’ alla volta il mondo cinese, avviCinandoci con lei a questo incredibile paese.