di Fabiola Tiberio*
Il più delle volte quando ci troviamo a tradurre dei testi cerchiamo di renderli il più possibile simili a concetti presenti nella nostra lingua e cultura. Ma questo cosa comporta per i traduttori? Comporta spesso, e soprattutto quando non si ha una conoscenza approfondita della cultura in questione, a tralasciare concetti fondamentali, che in realtà ci danno la possibilità di comprendere meglio il testo originale. Per tradurre è necessario conoscere la storia, la cultura, la filosofia di quella determinata lingua per evitare così di fraintendere cosa l’autore sta cercando di comunicarci. Infatti, ad esempio, se traduciamo un testo riguardante il Confucianesimo, non possiamo non sapere cos’è il Confucianesimo, quando si è sviluppato, le linee guida di questo pensiero, chi è Confucio. Infatti, gli errori di traduzione si verificano per prima cosa perché il traduttore non ha compreso pienamente la cultura, perché involontariamente è influenzato dalla sua società, dal proprio contesto, che il più delle volte resta difficile tenerlo separato dalla cultura che si sta traducendo. In ogni caso, bisogna sempre tenere a mente che il lavoro del traduttore non è solo di traduzione del testo, ma anche di comunicare un concetto ed una cultura.
È possibile vedere questo fenomeno in una delle poesie dell’autore Li Bai, noto anche come Li Po. Egli, visse tra il 701-762 nel periodo Tang, la caratteristica che lo rende diverso dagli altri autori e di estrema importanza come poeta sia in Cina che all’estero, è il suo utilizzo di parole intraducibili basati sull’aspetto semantico e fonetico. Infatti, comprendere fino in fondo i suoi testi è difficile a volte per i traduttori.
Possiamo prendere come esempio la poesia “Pensieri Notturni” dell’autore Li Bai:
床前明月光,
疑是地上霜。
举头望明月,
低头思故乡
Davanti al mio giaciglio, il chiarore della luna
Se ne sta come un velo di brina sulla terra.
Alzo la testa,
Vedo tutta la sua cara luce
Chino la fronte,
E triste penso al mio paese natale. [1]
In questa poesia, tradotta da vari autori, ci sono state varie interpretazioni, nel corso degli anni, del carattere letto in cinese “床” chuan, poiché ognuno di loro ha cercato di adattarlo alla sua cultura o non ha compreso il significato profondo di questo termine nel testo originale. Tuttavia, anche per molti autori cinesi è stato difficile comprendere il significato completo della poesia, poiché nei secoli ci sono state varie interpretazioni, ma questo si ricollega al fatto che Li Bai aveva adottato un modo di scrivere molto complesso da comprendere fino in fondo.
Come in questa poesia, ci sono altri infiniti esempi che possono confermare quanto sia difficile tradurre un testo senza lasciare da parte la cultura che c’è dietro.
Quindi, la traduzione è un mezzo per diffondere le conoscenze fuori dal proprio contesto culturale; il lavoro del traduttore è di estrema importanza e responsabilità, perché senza questa figura, nel corso dei secoli, non saremo venuti a conoscenza di opere di estrema rilevanza che hanno segnato la storia. Allo stesso tempo è una grande responsabilità, perché non basta tradurre, bisogna approfondire e capire quello che l’autore vuole trasmetterci. Oggi molte aziende per motivi economici e di tempo preferiscono affidarsi a traduttori automatici come Google Traslate, convinti che il valore di quella traduzione possa essere la stessa di una traduzione fatta da un interprete, che non ha tradotto semplicemente una parola dopo l’altra, ma ha analizzato quello che c’è dietro.
Infatti, un traduttore online non potrà mai riuscire a prendere il posto di un traduttore, perché non riuscirà mai a trasmettere pienamente il significato completo di un determinato testo.
[1] G. D’ambrosio Angelillo e L.Q. Dong., Cinquanta poesie Tang, s.l., Acquaviva,2005.
Fabiola Tiberio è una neolaureata in Lingue, Culture e Società dell’Asia e dell’Africa Mediterranea (curriculum Cina) presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Attualmente è iscritta al corso di Laure magistrale in lingue economie e istituzioni dell’asia e dell’africa mediterranea(curriculum Cina) presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Ha vissuto in Cina, ad Harbin, per un anno con una borsa di studio di AFS (Interculutra).