Nel mondo attuale ogni cultura, ogni letteratura, ogni arte appartengono a una classe ben determinata e sono quindi vincolate a una determinata politica. L’arte per l’arte, l’arte al di sopra delle classi, l’arte al di fuori della politica e indipendente da essa in realtà non esiste.
– Mao Tse-tung intervento alle discussioni su arte e letteratura
La prima volta che visitai il Propaganda Poster Art Museum di Shanghai pensai di aver sbagliato posto. Arrivai all’ingresso di un complesso di appartamenti nel distretto della Concessione Francese e seguii altri turisti spaesati fino ad arrivare ad uno spoglio sottoscala condominiale. Quelle sale illuminate dalla fredda luce neon all’epoca ospitavano la più grande collezione di poster di propaganda cinesi. Il suo proprietario, Yang Peiming, iniziò a comprarli e a collezionarli a metà degli anni ’90 quando questi colorati manifesti ancora non avevano guadagnato il valore artistico e storico che hanno adesso.
Ho camminato tra quelle sale improvvisate a museo con la stessa curiosità con la quale si legge una narrazione avvincente: in quei poster attaccati alla parete la storia della nascita della Repubblica Popolare Cinese prendeva colore ed illuminava i fatti ed i particolari di quel periodo così controverso.
La Cina che vediamo oggi sembra essere in netto contrasto con quella di quell’epoca, ma conoscerla nei suoi anni più rivoluzionari aiuta a comprendere questo Leone Dormiente che ormai pare essersi svegliato scuotendo il mondo intero.

Realismo socialista
Il realismo socialista è un movimento artistico e culturale nato sotto l’Unione Sovietica nel 1934 e poi allargatosi a tutti i paesi socialisti. La funzione principale era quella di avvicinare l’espressione artistica alla cultura delle classi proletarie e celebrare il progresso socialista. Arte doveva servire alla rivoluzione, mentre l’arte fine a se stessa era concepita come borghese.
Di riflesso dall’alleanza sino-sovietica stipulata nel 1950, questa corrente artistica arrivò anche in Cina. Durante la rivoluzione culturale cinese il governo tentò di creare una nuova cultura visiva che celebrava i lavoratori, i soldati, il progresso industriale ed il presidente Mao. L’arte tradizionale cinese, considerata all’epoca un bene distintivo della borghesia, fu condannata dalle ideologie del comunismo e soppiantata dall’arte di propaganda. Mao Zedong respingeva l’idea dell’arte fine a se stessa e pretendeva che la politica dovesse divenire il suo scopo per promuovere la mete socialiste del popolo.
L’onda emozionale di quel periodo sprigionò un’arte al servizio del proletariato e di vocazione politica; a differenza del realismo socialista sovietico, l’arte di stampo maoista si basò sullo spontaneismo rivoluzionario e non sull’accademismo staliniano di derivazione “classica”.
L’avvenire della rivoluzione pose fine anche alle nascenti correnti artistiche d’influenza occidentale: tra gli anni ’20 e ’30 molti artisti cinesi avevano viaggiato in Europa apprendendo le tecniche d’avanguardia ed importando il modernismo. Questo periodo artistico in Cina, che portò alla nascita delle prime accademie d’arte nel paese ( tra cui anche la mia, la China Academy of Art di Hangzhou) è poco conosciuto in occidente, anche perché fu subito surclassato dalla potente introduzione dei Poster di Propaganda già dalla fine degli anni ’40.

L’impatto visivo dei poster di propaganda
Nel corso della rivoluzione culturale i manifesti furono il primo mezzo di comunicazione: in un momento in cui l’accesso all’informazione era limitato ed il tasso di analfabetismo era molto alto, milioni di questi manifesti furono stampati e fatti circolare all’interno della Cina. Alla maggior parte delle persone piacevano i poster per i loro colori vivaci, la composizione ed i contenuti visivi piacevoli all’occhio, e non prestarono troppa attenzione agli slogan che erano nascosti dietro quei volti sorridenti. Ciò fece passare la maggior parte del messaggio politico in modo quasi inconscio alla popolazione, allo stesso modo in cui spesso funzionano i alcuni messaggi pubblicitari di oggi.
Il poster è un oggetto economico e facile da diffondere. I disegni, spesso realizzati con un forte realismo, mischiavano tratti e caratteristiche di stili orientali, ben conosciuti dalla popolazione. Il realismo ed i colori accesi permettevano di trasmettere un messaggio positivo sul presente, di come ci si doveva comportare per vivere bene, ovvero di come sarebbe dovuta essere la vita di un buon cittadino. Ci sono giovani, personaggi senza età e spesso senza sesso in pose dinamiche, pronti all’azione posti a metafora per le classi produttive sane e vigorose.

The Sleeping Giant: Posters & The Chinese Economy
Quest’anno alla Poster House di New York si è tenuta una mostra poster Cinesi chiamata The Sleeping Giant: posters & The Chinese Economy.
“Oggi tutti sanno quanto sia importante guardare all’economia Cinese e commerciare con questa”, ha affermato Angelina Lippert, curatrice capo della Poster House di Manhattan “I poster di propaganda spiegano la storia passata della Cina; molti poster illustrano come l’economia cinese sia arrivata al punto in cui si trova oggi. La politica economica e commerciale sono narrazioni in questi manifesti “.
The Sleeping Giant: Posters & The Chinese Economy esplora le relazioni economiche della Cina con il mondo attraverso la progettazione dei manifesti pubblicitari e di propaganda cinesi.
La mostra ripercorre la storia dei poster cinesi a partire dagli anni venti fino ad arrivare ai nostri giorni facendo un’interessante confronto tra i manifesti pubblicitari pre-rivoluzione ed i poster di propaganda.
La mostra infatti inizia il suo percorso con un classico esempio di manifesti pubblicitari popolari nella Shanghai degli anni venti: gli Yuefenpai. Nel primo ventennio del novecento molti prodotti occidentali si erano fatti spazio all’interno del mercato cinese. Questi poster, di ovvia influenza occidentale, divennero all’epoca strumenti di marketing chiave per promuovere prodotti di uso quotidiano tra cui sigarette, cosmetici e prodotti farmaceutici.
Questi poster pubblicitari, nel calmo e poco noto ambiente artistico cinese degli anni ’20, sembrano precedere lo stile ed il tipo di arte controllata dei poster di propaganda, in un certo senso preparando esteticamente la popolazione a ricevere ed apprezzare i manifesti degli anni a seguire.
Basta arrivare al 1949 per vedere come i manifesti pubblici cambiassero personaggi e tematiche, pur mantenendo sempre quello stile controllato e mai eccessivo dei manifesti pubblicitari. Dopo la guerra civile e l’istituzione della Repubblica popolare cinese sotto il presidente Mao, la pubblicità fu assorbita dall’apparato di propaganda dello stato. I programmi economici interni vennero promossi in massa attraverso manifesti esposti in spazi pubblici, scuole, edifici governativi e venduti per essere esposti nelle case.

Shaomin Li: artista di propaganda e dissidente
I manifesti di propaganda possono lasciare un impatto duraturo. Per Shaomin Li, artista, economista e dissidente cinese, sono particolarmente significativi. Oggi professore alla Old Dominion University della Virginia, Li è cresciuto durante la Rivoluzione Culturale, circondato dai manifesti che ora colleziona. In qualità di soldato dell’Esercito popolare di liberazione, Li è stato uno degli artisti autori di questi poster. Nel 1975 Li entrò a far parte dell’Esercito popolare di liberazione come artista residente. A Li piaceva disegnare in gioventù e divenne un’artista di poster di propaganda non per sua scelta, ma perché non aveva alternative come artista. Il contenuto dei manifesti era strettamente regolamentato: si potevano disegnare solo immagini approvate, che erano esposte nei libri modello del partito. Li in quegli anni si concentrò specialmente sui ritratti. Sotto Mao, il compito principale dell’arte era raffigurare e glorificare il presidente ed altri eroi rivoluzionari. Quando Mao morì nel 1976, Li, all’età di 19 anni, fu chiamato a realizzare il ritratto funebre del presidente. Un grandissimo onore, ma anche un compito rischioso.
Li Shaomin è stato arrestato per sei mesi nel 2001.Secondo le accuse, era stato arrestato durante un viaggio in Cina per aver promosso la democrazia a Hong Kong. Dopo il suo rilascio, Li lasciò la Cina per gli Stati Uniti.

Alcune delle pratiche della Rivoluzione Culturale, come mobilitare le masse per adorare il leader supremo, sopprimere e soffocare qualsiasi voce dissenziente dall’oceano rosso di manifesti e slogan, stanno tornando alla ribalta secondo Li.
L’arte di propaganda o arte politica è ancora oggi molto presente ed ha un suo collegamento con tutta la produzione audiovisuale che si consuma in tutta la Cina: che sia esplicita lode al governo o meno è ancora una costante nella vita di ogni cittadino cinese.
