Gli artisti nati dopo il 1976 vivono una Cina che si sta aprendo al mondo e così anche i temi legati alla loro produzione artistica non si fossilizzano sul paese di origine, ma hanno più spunti ed ambiti di dibattito. Crescendo con le modernizzazioni di Deng Xiaoping, gli artisti di questa generazione si affacciano al mondo al di là della Cina. Finalmente liberi di sperimentare, scoprono anche nuovi temi e nuove forme artistiche, avvicinandosi sempre di più ai gusti del mercato occidentale.
Gli artisti di seconda generazione sono lo specchio di una Cina che si è aperta a livello internazionale, ma che comunque non abbandona i propri valori tradizionali. Questi artisti di seconda generazione colgono il lato più intimo dell’arte, ma anche divulgatorio: rivolgendosi ad un pubblico più internazionale, utilizzano la loro arte per aprirsi al mondo, ma, in alcuni casi, anche per avvicinare il mondo alla Cina e alla loro cultura.
Yang Xing (1986, Chongqing)
Un esempio molto forte è il monologo “Daddy Project” di Yang Xing. Di fronte a un muro, l’artista racconta il “padre” assente. Questa performance di un’ora viene contemporaneamente registrata su video. La storia insolita, che sembra al tempo stesso unita alla “realtà”, seppure divisa nel suo cuore, coesiste con il pubblico e con tutti quelli associati all’esperienza della “violenza mal indirizzata”. Il critico d’arte Holland Cotter scrisse sul New York Times al riguardo: “L’esposizione pubblica in prima persona di una vita personale, particolarmente legata alla famiglia, è relativamente rara in Cina e il signor Yan è diventato una stella controversa“. La carriera artistica di Yan Xing inizia proprio con questa performance, che pur trattando di una storia così personale, affronta anche tematiche legate alla politica demografica del periodo denghista e la vita delle famiglie monoparentali in Cina, fenomeno importato dall’Occidente e che è cresciuto negli ultimi anni.

In un’intervista rilasciata nel 2017, l’artista affermò di non essere interessato a trattare di politica o a celebrare la cultura cinese nella propria arte, tematiche che invece sembrano essere secondo lui di grande interesse nel mercato artistico contemporaneo cinese. Il contrasto tra mondo globale e identità cinese è solo una delle sfaccettature che caratterizza gli artisti d’oggi.
Cui Jie ( 1983, Shanghai)
Un’altra artsita che è decisamente conosciuta all’estero, ma che è preferito restare a lavorare in Cina, è Cui Jie. Cui nel 2006 si laurea presso il dipartimento di pittura ad olio della China Academy of Art di Hangzhou. Attualmente vive e lavora a Pechino. È stata descritta dal Wall Street Journal come una delle più giovani “China’s Rising Art Stars”. L’artista racconta attraverso le sue opere e la combinazione di elementi futuristi il dirompente sviluppo urbano cinese. Nei suoi dipinti ingrandisce i dettagli architettonici di strutture, edifici e paesaggi, in modo da trasmettere un senso di alienazione. Per raggiungere il loro stato onirico, le sue scene impiegano huoshaoyun (letteralmente “nuvole di fuoco”) e simili ambienti non naturalistici, fondendo tempo e spazio in rappresentazioni a metà tra la realtà ed il sogno. La sua formazione classica si riflette nelle mostre più recenti, che uniscono una varietà di stili architettonici per creare immagini fantastiche e futuristiche delle metropoli cinesi urbane. Il tema dell’industria cinese ed il ruolo della classe lavoratrice, ad esempio, appaiono nei suoi ripetuti soggetti di edifici governativi, estendendo le sue opere al regno del commento politico sul socialismo, il nazionalismo e la propaganda collettiva dell’era Mao. La sua arte prova ad affrontare anche la tematica della recente rapida urbanizzazione cinese, cioè la demolizione di villaggi e comunità suburbane per erigere distretti residenziali e commerciali. Molte delle sue opere oscurano la delimitazione tra paesaggi utopici e distopico, mettendo in discussione la cultura odierna e le pratiche contemporanee di conservazione culturale.

Miao Ying ( 1985, Shanghai)
L’arte digitale è la nuova frontiera contemporanea, in particolare in Cina. Un’esempio di questa tipologia di artista è Miao Ying, la cui musa inspiratrice sembra proprio essere il web. Miao Ying rappresenta quella che è la cultura digitale cinese e come viene percepita ed usufruita dalla generazione Y di netizens cinesi. L’artista afferma di vivere tra il web ed il web cinese. La sua distinzione tra Internet cinese e Internet è importante nella comprensione della sua produzione artistica. In Cina, The Great Firewall blocca i principali siti internazionali come Facebook, Google, Wikipedia, Youtube e Instagram ed i social media cinesi come Weibo spesso censurano alcuni argomenti di tendenza: è così che i netizens cinesi hanno evoluto una loro cultura unica di internet. È proprio questo tipo di cultura che l’artista esplora nell’installazione “Holding a Kitchen Knife to Cut Internet Cable“. L’opera è composta da sei monitor esposti di fronte a due grandi pannelli: “Civilized Internet” e “Internet Civilization”. I monitor mostrano la simulazione di alcune pagine web censurate in China dal Great Firewall “adornate” con frasi liriche e sentimentali in cinese in uno stile che Miao Ying definisce uno “stile animato 3D Taobao“. È un’esplorazione di una dizione ed estetica online distintamente cinesi.
Il suo lavoro evidenzia il tentativo di discutere la tecnologia e la coscienza contemporanea ed il suo impatto sulla vita quotidiana. Applica deliberatamente un filo di umorismo alle sue opere ed affronta il suo rapporto con la Sindrome di Stoccolma per la censura e l’autocensura nell’Internet cinese .

Xu Wenkai ( 1984, Xi’An)
Un altro interessante esempio di una figura a metà tra l’informatico e l’artista è Xu Wenkai, il cui lavoro comprende algoritmi, paesaggi virtuali e rendering digitali. Xu (meglio conosciuto sul web come aaajiao) è già una figura molto popolare in Cina che sta facendo sempre più scalpore anche all’estero. Xu incarna la definizione di artista contemporaneo che rompe i canoni ed i limiti dell’arte spingendo la sua esperienza artistica in terre inesplorate. Combina scienza ed informatica all’arte creando opere che lasciano gli spettatori confusi ed ammaliati dalla loro complessità.
Nel 2014, l’artista, blogger e programmatore di new media ha applicato la tecnologia più avanzata a campi apparentemente non correlati, tra cui la scienza tradizionale e la medicina cinese. Il progetto Body Shadow del 2014 ne è un esempio. Il progetto, raccontato in tre video, presenta uno studio che è al confine tra le scienze biologiche, la tecnologia e l’arte visiva: una vera e propria esplorazione del corpo umano attraverso la tecnologia. Body Shadow, in particolare, dimostra le pratiche multidisciplinari dell’artista: è uno studio comparato della teoria dei frattali e della scienza medica cinese. Usando un algoritmo, Xu Wenkai ha scansionato il suo corpo per tracciare i punti meridiani essenziali nell’agopuntura cinese ed in seguito ha reso la sua opera “reale” facendosi tatuare tali punti sul corpo.
Conclusioni
Come la molti altri artisti emergenti a livello internazionale, la seconda generazione porta il proprio pubblico ad una riflessione introspettiva ed un interpretazione personale della propria produzione artistica. L’arte contemporanea sta spingendo i limiti al di là di quello che l’opinione comune ha sempre definito con la parola “arte”. Questa interdisciplinarità ed approccio sperimentale nel campo artistico è molto presente in Cina, e questo la rende ancor di più interessante a livello internazionale internazionale. Questi sono solo alcuni degli artisti cinesi che si sono affacciati giovanissimi al mercato dell’arte, ma la Cina è un paese in cui l’atmosfera artistica è una costante pentola in ebollizione che può sempre regalare inaspettate sorprese.