Abitando in Cina mi sono avvicinata molto al mondo dell’arte contemporanea ed ai suoi protagonisti. Come ho già scritto in alcuni articoli, il mercato dell’arte contemporanea in Cina è un business molto influente ed importate a livello globale. In Europa si sente sempre più parlare dell’Asia come la nuova frontiera artistica, ed alcuni nomi si stanno già facendo spazio nello scenario occidentale, quindi chi sono i nuovi volti dell’arte contemporanea cinese?
Dopo la morte di Mao, l’arte in Cina inizia a nutrirsi di una nuova linfa e ad impiegare strumenti e temi diversi nella sua realizzazione. Anche se ogni artista dello scenario contemporaneo cinese può essere apprezzato solo nella sua unicità, esiste una divisione tra gli artisti nati prima del 1976 e quelli nati dopo. La differenza tra prima e seconda generazione è dovuta alla conoscenza che gli artisti hanno avuto di Mao Zedong e del Partito. Chi ha vissuto, anche se per poco tempo, negli anni di Mao, ha infatti visto un Partito ed un sistema molto diverso da chi ha cominciato a lavorare come artista con le quattro modernizzazioni di Deng Xiaoping a fare da sfondo.
In questo primo articolo parlerò di alcuni degli artisti cinese più famosi ed apprezzati appartenenti alla prima generazione.
Artisti nati prima del 1976
Tra gli artisti della prima generazione spicca il nome di Ai Wei Wei, già da diversi anni noto in occidente per i sue opere d’arte provocatorie e a sfondo politico. Ai Wei Wei nasce nel 1957 da una famiglia di artisti. Da subito si avvicina al mondo dell’arte, fondando nel 1979 il gruppo Stars, un collettivo di artisti pechinesi non ufficialmente riconosciuto. È però nel 2000 che diventa famoso in tutto il paese con la sua mostra Fuck Off, a Shanghai, il cui sottotitolo significativo è Ways Not To Cooperate. Fra gli innumerevoli lavori di Ai Weiwei spiccano le sue rivisitazioni degli antichi vasi cinesi: ripensati con il logo della Coca-Cola, oppure distrutti a terra e ridotti in mille frammenti. Tutto ciò si traduce in un modo per dissacrare la tradizione e, soprattutto, per ridicolizzare l’aura di austerità che circonda il Partito. Un’altra opera degna di nota è il suo Studio Prospettico, una fotografia in cui la mano dell’artista in primo piano alza il dito medio verso piazza Tienanmen. Anche se agli occhi di noi occidentali la foto di un dito medio non sembra così rivoluzionaria, i lavori di Ai Wei Wei hanno sempre destato scalpore in Cina fino a portarlo ad avere molti problemi con il Partito e diversi arresti.

painted Han dynasty vase (206 BC-220 AD)
35 x 50 x 27 cm (13 3/4 x 19 5/8 x 10 5/8 in.)
2014.

Diversa è la vocazione artistica di Yue Minjun. Nasce a Pechino nel 1962 e fin da subito si interessa all’arte. Negli anni ottanta inizia a lavorare come elettricista e fa diversi ritratti ai suoi colleghi, esperienza che segnerà molto stilisticamente la sua arte. Negli anni novanta Yue Minjun si trasferisce a Pechino ed inizia a frequentare il distretto degli artisti della città. Yue è considerato il padre del realismo cinico, una corrente nata a Pechino all’inizio degli anni Novanta concentrata su tematiche sociali e politiche e caratterizzata da uno sguardo ironico e sarcastico sulla modernizzazione cinese negli ultimi anni. Yue sovverte i canoni estetici tradizionali realizzando personaggi da i volti arrossati e deturpati da ghigni e smorfie che delineeranno con il tempo l’identità di questo artista. La sua serie Cappelli, in cui si ritrae ogni volta con un copricapo diverso, ma sempre con la stessa espressione grottesca, vuole sottolineare l’assurdità dell’esistenza e dei protocolli sociali. Per la Biennale di Venezia del 1999 realizza una copia dell’Esercito di Terracotta; mentre l’originale stupisce per la caratterizzazione di ogni singolo personaggio, nel lavoro di Yue i soldati sono perfettamente identici l’uno con l’altro, come degli automi.


Un altro interessante artista nato prima del 1976 è Zhang Huan. Si forma presso l’Accademia di Belle Arti di Pechino dove studia pittura. Dopo un periodo trascorso a New York, dal 2005 l’artista vive e lavora a Shanghai. All’inizio della sua carriera, negli anni ’90, il suo principale mezzo espressivo è il corpo, molto spesso nudo, che l’artista sottopone a condizioni estreme. Una sua celebre performance è 12M2 (1994), dove ricoperto di miele e olio, Huan rimane per ore seduto in lurido bagno pubblico e viene dopo poco coperto da insetti. Dal 2005 l’artista si dedica prevalentemente alla scultura e alla pittura. Introduce l’utilizzo di un materiale a lui molto caro: la cenere degli incensi che raccoglie nei templi, per questo viene anche chiamato il maestro della cenere. Per l’artista questo materiale ha una forte valenza simbolica che rimanda alle memorie collettive e al ciclo della vita – suggerendo la possibilità della rinascita spirituale. Nel 2015, Zhang crea il Buddha di Sydney, una statua raffigurante un’enorme Buddha, realizzata con oltre 20 tonnellate di cenere d’incenso, raccolte nei vari luoghi di preghiera di Shanghai, che gradualmente sì sbriciolava con il passare dei giorni. Il tema della spiritualità buddista è fondamentale nella poetica di Zhang Huan.
Una delle sue performance più interessanti è Family Tree del 2001. Questa performance è documentata in nove fotografie che registrano il graduale oscuramento del viso di Zhang con caratteri cinesi fino a quando non è completamente annerito. Questi caratteri derivano dall’antica arte cinese della fisionomia, che cerca di mappare i tratti della personalità e divinare il futuro in base alle caratteristiche facciali di una persona. Ma piuttosto che delineare il carattere ed il destino dell’artista, questi tradizionali segni divinatori alla fine oscurano la sua identità sotto un denso strato di riferimenti culturali. La sua arte si dimostra molto legata alla cultura cinese, ma distante dalla politica.
Cogliendo aspetti più intimi e soggettivi nelle sue performance, le opere di Zhang Huan si avvicinano a quelle degli artisti nati dopo il 1976, dei quali parlerò nel mio prossimo articolo

