L’inaspettato ritorno dello Street Food

Mangiare 饺子(jiaozi), i deliziosi ravioli fritti, seduta su uno sgabello ai lati della strada è uno di quei piaceri che solo chi ha vissuto in Cina tanto a lungo da non preoccuparsi più delle norme igieniche conosce. Nella periferia di Hangzhou la linea tra spuntino notturno e colazione è veramente sottile, ed alcuni ristoranti ambulanti circolano ancora intorno le 4 del mattino per offrire pasti veloci a basso costo a lavoratori e studenti affamati.

Negli ultimi anni questo tipo di bancarelle sono diventate sempre più rare, specialmente nel centro delle maggiori metropoli cinesi. A Pechino è diventato quasi impossibile trovare un venditore pedalare tirandosi dietro nel rimorchio una sottospecie di piccola cucina con tanto di padelle e pentole che acciottolano ai lati del carretto.

L’epidemia ha portato molti cambiamenti nella vita delle persone, ed in Cina sembra aver salvato lo street food da una scomparsa definitiva.

Lo Street Food simbolo della “Vecchia Cina”

I venditori ambulanti cinesi negli anni ‘80 erano visti come il simbolo della fiorente economia del paese e sono stati promossi in diversi momenti per affrontare la disoccupazione. Per anni queste figure della “vecchia Cina”  hanno svolto un ruolo chiave nell’economia del paese, fornendo lavoro per la popolazione meno qualificata nonché una fonte di cibo economico per i residenti più poveri, molti dei quali immigrati dalle zone rurali nelle città. La maggior parte dei venditori ambulanti e delle bancarelle temporanee non sono adeguatamente autorizzate e la loro esistenza è stata anche vista come un modo per eludere il pagamento dell’affitto e delle tasse.

La caccia ai venditori ambulanti

Pechino ha adottato misure estreme in una massiccia campagna di abbellimento nel 2017 chiudendo piccoli negozi e reprimendo i venditori, così cacciando centinaia di migliaia di lavoratori nello street food come membri di una sgradita popolazione di fascia bassa. Vicino al mio campus universitario di Hangzhou nel Novembre 2017 sparì nel giro di poche settimane un intero quartiere di piccoli ristoranti ed bancarelle, completamente smantellato e ridotto in macerie per dar spazio a quello che oggi è un grande parcheggio. Reputati immagine di una Cina ancora arretrata, i risciò e le bancarelle sono diventati sempre meno. Per anni, i funzionari municipali hanno cacciato i venditori di strada cercando di riordinare il colorito frastuono che un tempo caratterizzava le strade ed i vicoli cinesi. In nome della “civiltà” della vita urbana, lo Stato voleva vedere i panini al vapore ed i giocattoli di plastica venduti nei centri commerciali, non dal retro dei carrelli dei risciò.

Lanzhou night market, 2016

L’inaspettato ritorno delle colazioni convenienti

La pandemia ha avuto le sue conseguenze negative sull’economia cinese. Nel bel mezzo di un’ondata senza precedenti di disoccupazione causata dalle ricadute economiche a seguito dell’epidemia di Coronavirus, reintrodurre le bancarelle dello street food è stata una mossa per diminuire il crescente numero di cittadini senza un impiego.   Il 1 ° giugno 2020 il primo ministro Li Keqiang ha dichiarato che i venditori ambulanti sono vitali per l’economia. In una visita alla città di Yantai nella provincia di Shandong, il Premier ha affermato che bancarelle ed i piccoli negozi sono importanti fonti di lavoro e parte integrante della vita normale delle persone.La Cina si è così nuovamente rivolta ad una economia dei venditori ambulanti , incoraggiando le persone a creare bancarelle all’aperto come posti di lavoro a tempo pieno o part-time. Il rilancio della ‘”street-stall economy” cinese ha creato molto entusiasmo. Almeno 27 province e città hanno dichiarato di voler accogliere i venditori ambulanti. Chengdu, vivace capoluogo nella provincia dello Sichuan, nel sud-ovest, è l’esempio più brillante del ritorno dellastreet-stall economy: la città ha iniziato a dar spazio alle bancarelle fin da marzo, creando oltre 100.000 posti di lavoro. L’occupazione, anziché la crescita, è diventata la nuova priorità economica per il 2020 in Cina.

E per quanto riguarda l’igiene?

Mangiare da uno di vesti venditori ambulanti non è mai stato considerato il massimo dell’igiene, specialmente se messi a confronto con i nuovissimi centri commerciali e ristornati cinesi che, contro qualsiasi stereotipo che noi occidentali abbiamo, sono puliti in modo quasi maniacale. C’è da notare però che la disposizione di bancarelle lungo le strade aiuta anche ad evitare l’aggregamento di persone all’interno di spazi chiusi. La stessa città di Wuhan aveva optato a delle bancarelle poste all’ingresso di negozi e ristoranti per riaprire gradualmente la città dopo il lock-down ed evitare aggregamenti e facilitare il distanziamento sociale.

Se regolamentato, lo street food potrebbe rappresentare un ritorno alla “normalità” che si adegua alla vita post Covid-19.

fonte :https://www.theguardian.com/world/2020/jun/12/chinas-lifeblood-street-hawkers-make-surprise-return-to-fire-up-ailing-economy

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