La lettera di Leandre e una buona dose di ricordi

“Quando la quarantena finirà…”

Sono parole che leggo un po’ ovunque, nascoste tra le righe di qualche telefonata in cui non si ha più nulla da dire. Pensiamo di parlare al futuro anche quando ultimamente non facciamo che rievocare il passato. La lettera che ho ricevuto da Leandre è stata un bel tuffo tra i ricordi, pure la sua promessa di fare una bella festa quando tutti torneremo ad Hangzhou, invece di proiettarmi nel futuro, mi ha fatto oscillare e perdere l’equilibrio gettandomi nel passato.

Leandre insegna nel dipartimento di scultura della mia università ormai da anni. Ha scritto la sua lettera dentro il caffè dietro il nostro dormitorio e questo a scatenato nella mia testa una tempesta di fotografie del passato. Mi sedevo al Wa Cafe` molto spesso, portandomi sempre dietro un pesante zaino carico di libri. Leandre era solito fare capolino al Wa Cafè, a volte portandosi dietro il piccolo Emile, il figlio di 3 anni. Ricordo una mattina in cui Leandre si era fermato a prendere un caffè prima di portare Emile a pescare in un ruscello dei dintorni, anche se con la sua fantasia aveva già iniziato la sua grande pesca tra le sedie ed i tavoli del locale.

Questi ricordi mi portano ad immaginare la strada dietro il dormitorio, sempre trafficata da motorini elettrici e dai fattorini carichi di scatole e buste da portare agli uffici postali a pochi metri dal caffè e dal negozio di alimentari, in cui ero solita andare a far scorta di cioccolato in alcune giornate opache. Immagino Leandre vivere questa routine proprio come l’aveva lasciata prima di andare via durante il capodanno cinese, ma comunque snaturata perché tutti noi internazionali non siamo lì a camminare per quella strada o a fumare distratti una sigaretta sui marciapiedi. Immagino una scenografia senza attori, almeno quelli che sono stati i principali nei miei anni di vita ad Hangzhou.

Se penso adesso alla festa che faremo una volta tornati non posso far altro che rievocare nella mia mente le immagini di noi studenti stranieri seduti attorno a dei semplici tavoli di legno su scomodi sgabelli di plastica, il fumo della carne arrostita del bbq ed i litri di birra annacquata accompagnata dal soju, un liquore coreano. Le nostre feste erano così semplici e belle, spesso finivano in una corsa in taxi poco prima dell’alba.

Siamo tutti nostalgici in questi giorni, io in particolar modo: questa clausura ci ha dato modo di pensare molto al nostro passato e a me di chiedere ai miei amici di scrivermi. Ecco perché parole come Prometto di fare una grandissima festa “post-epidemia non mi portano a pensare al futuro, ma rievocano il passato sperando che dopo questa parentesi della vita le cose continueranno ad essere le stesse. Mi sento un po’ come se qualcuno avesse messo in pausa un film e non abbiamo idea di quali saranno le scene successive, ma possiamo immaginarlo solo riflettendo su ciò che abbiamo già visto.

Cara Camilla, Cari amici,

Sono seduto al Wa Cafè, da solo, a bere il mio primo espresso dopo essere tornato ad Hangzhou, e penso che sia il momento perfetto per scrivere una lettera. Solo due mesi fa eravamo qui, con amici provenienti da tutto il mondo, in poche settimane il mondo è cambiato molto e l’umanità è sconvolta. Stiamo tutti combattendo ora, in luoghi diversi, ma, nonostante la distanza, possiamo sostenerci a vicenda. Ora sei in Italia e voglio solo inviarti la forza e l’energia per vincere questa battaglia. Non vedo l’ora di vederti dopo che tutto tornerà alla normalità.

Leandre

PS: Prometto di fare una grandissima festa “post-epidemia”.

Leandre mi ha inviato per messaggio la lettera che ha scritto a mano.

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