Una delle cose che mi mancava di più dell’Italia era girare in macchina: essendo una pessima guidatrice mi piace girare come passeggero e non avere lo stress di guardare la strada, ma perdermi tra i miei pensieri con una mano fuori dal finestrino ed il vento caldo che mi accarezza. Con le dita ho la sensazione di sfiorare i raggi del sole che alla sera si perdono tra le chiome dei cipressi ed i campi di girasole, e tutto ha un colore così bello, come in una vecchia fotografia ingiallita che regala nostalgia e ricordi dell’infanzia. La strada costellata da cipressi che porta fino a Montefoscoli è una fotografia dei miei ricordi di bambina, di quando andavo a giocare nell’orto di mia nonna con i pantaloncini corti e le gambe piene di punture di zanzara e di lividi, spesso correndo andavo a finire dentro cespugli di ortica, piangevo e mi sporcavo di terra, tornavo a casa come da un campo di battaglia, ma con un sorriso lucente e gli occhi pieni di fantasie. Mi ricordo la merenda a base di pane unto con il pomodoro seduta sulla panca di legno fuori dalla stanza degli attrezzi di nonno con le mani appiccicaticce e le mosche che ronzavano intorno e facevano un gran frastuono assieme alle cicale che sembravano non aver mai quiete in quei nei giorni d’estate: questi sono i piccoli particolari ancora vividi nella mia mente, che ancora fanno vivere la bambina che è in me nella mia testa.
Ogni anno sentivo l’estate come un passaggio, l’occasione per grandi avventure e grandi cambiamenti. Quando ero bambina aspettavo con ansia il rientro a scuola a settembre, osservavo come i miei compagni di classe erano cambiati durante quei tre mesi, ed è incredibile quando si è bambini come si cambi nel corso di così poco tempo: bastano i capelli più lunghi schiariti dal sole, qualche centimetro più in altezza ed un timido accenno di seno sul petto delle bambine per capire che di un botto, tempo di un estate, si sta per salutare l’infanzia e crescere.
Siamo fatti di ricordi, io me li tengo stretti e cerco di tenere sempre bene a mente ogni fotografia ingiallita delle estati passate, un po’ come quando mi portavo sempre a casa una conchiglia per ascoltare il rumore del mare anche quando a settembre iniziavano le prime piogge ed i primi venti freschi dell’autunno. A volte vorrei conservare sulla mia pelle anche il profumo salmastro e l’abbronzatura, come anche il batticuore dei primi amori estivi dell’adolescenza. I bagni in mare ed i teli stesi al sole, il vento in faccia ed il sapore dolce delle granite in spiaggia che si sciolgono sempre troppo in fretta, piaceri semplici che si provano sotto un ombrellone. Le mie estati sono sempre andate cambiando ogni anno, sono cresciute insieme a me, sempre calde e delle volte noiose, ma mai banali.
L’estate in Italia è come una religione, e gli italiani sono tutti molto fedeli a questo credo: il mare e le feste sulla spiaggia, le vacanze e le città che sembrano paralizzarsi sotto le calure del mezzogiorno in attesa della brezza che arriva alla sera e del gelato dopo cena. In Italia l’estate ha il potere di fermare tutto: le grandi città si riempiono di gruppi di turisti armati di cappellino e tanta volontà e si svuotano dagli italiani che iniziano la loro processione verso il mare, chi prima, chi dopo chi invece la tenta ogni weekend alla fine della settimana lavorativa. I piccoli paesini sembrano andare in letargo, e le parole di Montale “meriggiare pallido ed assorto” descrivono alla perfezione il caldo e il torpore delle ore che vanno da mezzogiorno alle quattro del pomeriggio: città fantasma, in molti sono al mare, altri osservano il sole dietro alle serrande chiuse, che tagliano le pareti in sottili strisce di luce.
Le vacanze non sono mai abbastanza e quei tre mesi in cui tutto sembra possibile sembrano perdersi in un bicchiere di spritz e nelle risate con dei vecchi amici, nelle serate in discoteca e nelle colazioni all’alba quando il rumore della musica continua ancora a rimbombarti nelle orecchie e alle 5 del mattino il profumo delle paste appena sfornate sembra la cosa più bella al mondo.
Nel corso dei miei 24 anni l’estate è cambiata con me, ho vissuto estati indimenticabili ed estati più banali ma ho detto addio a tutte proprio come si bacia per l’ultima volta un amore estivo prima che ricominci settembre: l’estate lascia sempre una piacevole nostalgia. Le canzoni estive hanno successo proprio perché diventano la colonna sonora dei ricordi che continueremo a proiettare per il resto dell’anno, almeno fino all’inizio di una nuova estate. Siamo già a fine luglio, e vorrei che questa estate potesse non finire mai.
Estate Italiana
