La vita da ragazza alla pari in una famiglia cinese: l’intervista a Maddalena

I laureati Ca’ Foscari che vivono in Cina sono molti, non a caso nella città di Hangzhou ho incontrato moltissimi dei miei vecchi compagni di università che si sono spostati qua per studio, lavoro o per fare qualche esperienza di vita in più.  Maddalena si è laureata insieme a me lo scorso novembre ed anche lei quest’anno si trova nella città di Hangzhou.
Dopo una laurea in Cinese sembra quasi ovvio andare a rifinire in Cina per completare il proprio percorso di studi o trovare un lavoro, ma spesso non è una scelta facile da fare, richiede tempo e tanta pazienza per essere ben ponderata, oppure la si prende senza arrovellarsi troppo, svegliandosi la mattina con la voglia di partire ed andare lontano. Una volta messo piede in questo paese è difficile lasciarlo senza i rimpianti di non aver maturato a pieno la propria esperienza, anche dopo anni si torna a casa con quel senso di non aver imparato ancora abbastanza, di aver colto ogni occasione o di aver assaporato fino a fondo quel sapore agrodolce che ha la Cina.
Dopo la prima esperienza a Shanghai alla China Est Normal University Maddalena mi ha detto che ha deciso di tornare a distanza di quasi due anni in Cina, ma per fare un’esperienza molto diversa da quella universitaria. Su un sito internet come Au Pair ha trovato l’opportunità di fare la ragazza alla pari in una famiglia cinese, un’esperienza che inizialmente la spaventava un po’, come tutti i grandi cambiamenti e le grandi partenze: partire di nuovo per la Cina sembrava per lei una necessità per capire meglio che cosa fare in futuro, dilemma che affligge molti ragazzi della nostra età, e naturalmente anche una buona occasione per rinfrescare le conoscenze della lingua cinese.
Una mattina di metà dicembre mi sono seduta con lei in un locale vicino a Kerry Center, un centro commerciale bellissimo di Hangzhou, a pochi passi dalla fermata di Fengqi Road, nel cuore pulsante della città. In un ambiente confuso tra Cina ed occidente, davanti a delle fumanti tazze di caffè abbiamo fatto una lunga chiacchierata che mi ha fatto scoprire un volto nuovo della Cina, un aspetto che dall’esterno non
avevo mai avuto l’occasione di analizzare: la vita in una famiglia cinese.

Quali sono le difficoltà nel vivere assieme a questa famiglia?
Non avendo mai provato l’esperienza come ragazza alla pari non sapevo davvero che cosa aspettarmi: andare a vivere in una famiglia diversa dalla tua significa rispettare nuove regole ed avere nuove abitudini, questo fin dall’inizio mi intimoriva. Avevo paura di ritrovarmi in una famiglia non proprio ordinata e pulita, con strane abitudini, proprio secondo i classici stereotipi abbiamo sulla Cina. Il mio castello di paure e stereotipi è crollato subito appena arrivata nel bellissimo appartamento di una classica famiglia benestante cinese. Al mio arrivo la situazione mi era comunque sembrata un po’strana visto che il padre era venuto a prendermi all’aeroporto e poi mi aveva lasciato da sola a casa con la figlia di 8 anni, senza darmi alcuna direttiva su che cosa fare. Adesso ho capito un po’ meglio le dinamiche familiari: il padre lavora sempre e non è quasi mai a casa, la mamma invece viaggia ed esce spesso con le amiche, mentre la bambina va a scuola e viene portata a casa dall’autista mentre la donna di servizio fa le sue faccende in casa e cucina.
Sono già 5 mesi che abito assieme a questa famiglia, ma ancora non sono riuscita a costruire un rapporto più intimo con loro. Ad esempio quando siamo seduti tutti insieme a tavola per cena non comunichiamo molto: la mamma e il babbo guardando entrambi il cellulare e mangiano, non appena finito si alzano e vanno fare le loro cose. Sono io che a volte cerco un po’ di dialogo, ad esempio con la madre della bambina, se le faccio una domanda lei mi risponde e tutto finisce lì, non prova ad aprire un vero e proprio dialogo con me. Sai in Italia siamo abituati ad un diverso tipo di contatto con le persone, abbiamo un modo di fare molto più aperto che a volte mi manca. Magari anche io sono timida e sto un po’ sulle mie a volte però anche da parte della famiglia non c’è sia molta voglia di connettersi di più con me: a parte la curiosità dei primi giorni, non hanno mai avuto interesse nel sapere chi sono o da dove vengo, ma se vuoi che tua famiglia trascorra del tempo con un’italiana anziché un’americana od una francese è anche perché speri che io trasmetta un po’ della ma cultura e conoscenze alla bambina, no? Sono arrivata alla conclusione che avermi in casa sia più una questione di moda, è lo stesso motivo per il quale mi portano con piacere a cena assieme agli amici, per mostrarmi tanto quanto si mostra una borsa di Chanel o una Ferrari: credo di essere parte del loro status symbol.
Dipende molto dal loro carattere, ma credo che sia anche una comune caratteristica della nuova generazione dei ricchi cinesi, penso siano un po’ superficiali a volte.
Quando sono dovuta andare all’ospedale per alcuni problemi di salute ad esempio mi aspettavo che almeno la mamma mi accompagnasse visto che era la sola che sapeva parlare anche in inglese per aiutarmi, ed invece mi ha mandata insieme alla donna di servizio che parla solamente cinese e la seconda volta che dovevo tornare in ospedale per ulteriori visite visto che stavo poco bene voleva che andassi da sola con un taxi, senza nessun accompagnamento.
Vedo quello che faccio più come un lavoro: loro sono i miei datori di lavoro ed io la dipendente, e forse alla fine è anche giusto così. So già che se il prossimo anno tornerò ad Hangzhou non credo incontrerò di nuovo la bambina o la famiglia per un tè in amicizia, non credo possa davvero crearsi un rapporto duraturo: altre ragazze che hanno già fatto questo genere di esperienza in Cina mi hanno detto che molto spesso è difficile crearsi delle “amicizie’’ in questo ambito.

Hai avuto anche dei bei momenti da condividere con questa famiglia?
Naturalmente. Ho collezionato anche molti bei ricordi assieme a loro, ad esempio quando usciamo a cena con alcuni dei loro amici, momenti più leggeri e non di lavoro. Trascorro bei momenti anche con la bambina e la mamma, quando ad esempio abbiamo fatto assieme le tradizionali Moon Cake per la festa di metà autunno, insomma questa esperienza mi lascerà non solo un grande bagaglio di conoscenze ma anche dei bellissimi ricordi. Uno dei ricordi più belli è legato al giorno del mio compleanno, lì mi hanno davvero sorpresa: la bambina è tornata prima da scuola proprio per festeggiare con me, ha pure suonato la canzoncina di “Tanti auguri” al pianoforte, nonostante non le piaccia molto suonare, poi abbiamo mangiato la torta, naturalmente alla maniera cinese messa sul tavolo assieme a tofu e gamberetti. È stato uno dei momenti in cui mi sono sentita un po’ più parte di questa famiglia.

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Con la bambina che tipo di rapporto hai costruito?
Ho sempre cercato di far capire alla bambina che deve ascoltarmi, è una bambina un po’ viziata essendo figlia unica e dal carattere capriccioso delle volte. Ho sempre cercato di avere polso con lei e di comportarmi come mi comporto con mia sorella minore in Italia. Con la bambina trascorro molto tempo, e sono felice di vedere che inizia ad avere slanci di affetto nei miei confronti e mi abbraccia quando mi vede un po’ triste.
La bambina quando torna da scuola sta a casa, a volte fa lezione di equitazione, ma non fa altre attività sportive che potrebbero “scaricarla” e credo ne abbia bisogno perché è una bambina molto energica e passa davvero troppo tempo in casa a studiare. Fa quello che è considerato “di moda” per una famiglia ricca cinese: ad esempio suona il pianoforte, anche se non le piace molto, e studia l’inglese perché sicuramente sarà utile per il suo futuro. La famiglia decide che cosa la bambina deve fare per essere “socialmente accettata”, ma da un lato capisco anche queste scelte perché in Cina se conosci una seconda lingua e sai suonare uno strumento musicale, in particolar modo il pianoforte, hai più probabilità di entrare in buone università cinesi.
Quando sono arrivata il primo mese era difficile organizzare il tempo con la bambina che ancora non era tornata a scuola: non aveva molti giochi in casa, non potevamo uscire perché a fine agosto le temperature erano ancora troppo alte, insomma le giornate sembravano interminabili. La bambina inoltre ha molte proibizioni, molti giochi che non può fare come ad esempio non le è permesso  giocare a carte. Una volta le ho fatto un regalo, uno di quei giochi per bambine per fare bracciali con le perline, la bambina sembrava aver apprezzato molto mentre la mamma non credo, non mi ha nemmeno ringraziata. Per la bambina è essenziale solamente studiare, avere buoni voti a scuola e conoscere l’inglese.

Ti senti considerata come la donna di servizio?
No, anche perché spesso gridano dietro alla donna delle pulizie, io invece non sono mai stata rimproverata ad esempio: ho la sensazione che quasi non mi vogliano dire le cose che in realtà danno loro fastidio, tutte le cose che chiedo e faccio vanno bene, mi sembra strano non aver mai avuto delle regole precise da seguire in casa. La mamma ed il babbo non mi dicono mai nulla direttamente, di solito se mi dice qualcosa la donna delle pulizie capisco che ha avuto come l’ordine di farlo da parte dei padroni di casa, fanno una sottospecie di passa parola per dirmi se ho fatto qualcosa di sbagliato.
Da due mesi a questa parte non ho un buon rapporto con la donna delle pulizie e credo perché, pur essendo ai suoi occhi una “dipendete” all’interno della casa, ho dei trattamenti diversi. I primi mesi quando apparecchiava la tavola portava i piatti per tutti, compresa me che mangio sempre assieme alla famiglia, adesso è già un po’ che ha smesso di portare il mio piatto e le mie bacchette a tavola, e sottolineo che da quando sono arrivata mi sono sempre offerta di aiutarla ad apparecchiare e sparecchiare e a pulire, ma già da un po’ percepisco questa ostilità.
Come ho già detto non ho ricevuto delle regole ben precise da seguire in casa, quello che so che deve essere fatto lo so tramite la donna delle pulizie: ad esempio non sapevo che la bambina non potesse guardare dati cartoni animati alla televisione, una sera la bambina stava guardando con me uno di questi cartoni animati da non guardare e la donna delle pulizie, invece di dirmelo, con malizia ha proposto di fare una video chiamata alla mamma che all’epoca si trovava in viaggio a Londra, consapevole che si sarebbe arrabbiata vedendo che la bambina guardava alla TV qualcosa che non era secondo le regole. Non so, ho come la sensazione di non starle molto simpatica, questo modo di fare la spia o di dirmi alcune cose lo trovo a volte poco carino.
Non deve essere facile il suo lavoro, a volte mi fa tenerezza: vive in una stanza minuscola con questa famiglia che non è la sua,  mentre ha dei figli a casa che non vede mai a parte i pochi giorni di vacanza che le vengono concessi, ad esempio per la festa della Repubblica Popolare Cinese è tornata a casa propria per 4 giorni. Magari ha paura che le vengano addossate colpe che non sono sue e possa aver problemi, oppure vuole semplicemente pormi alla sua altezza all’interno della gerarchia familiare. Se con gli altri membri della famiglia riusciamo a venirci incontro culturalmente, con la donna di servizio è molto difficile.

Il primo mese era sola, ancora non avevo iniziato a frequentare i corsi di cinese e non avevo ancora le amicizie che ho adesso, è stata dura adattarmi alla famiglia e passare molto tempo da sola o con la bambina. Quando ho i momenti no a volte mi chiedo chi me lo ha fatto fare di venire qua, però poi mi guardo attorno e vedo tutte le esperienze che sto facendo, come sono dentro questa cultura e quanto sto imparando in realtà: lo scontro culturale esiste, ci sono molte cose che non capisco di questa famiglia e molte cose che loro non capiscono di me. Se per loro è strano vedermi mangiare il pranzo alle 13:00, tardissimo secondo gli standard cinesi, per me è strano andare a nuotare con la bambina subito dopo aver mangiato, è strano ma i cinesi fanno attività fisica subito dopo i pasti, cosa che a me ammazza la digestione invece, come ad esempio è strano per me mangiare assieme dolce e salato, quando in Italia siamo abituati ad avere primo, secondo e dolce. Alla fine è anche bello vedere come due culture cercano di venirsi incontro, come nonostante ci siano abissi culturali, riusciamo a convivere assieme e magari ad apprezzarci.
Adesso ho iniziato a sentirmi di più in famiglia, ma non in casa, fuori con le amicizie ed il gruppo che mi sono creata all’università: è anche bello vedere come si lega con persone che come te stanno vivendo un esperienza in Cina. Sono esperienze che ti cambiano molto alla fine.

 

Abiti in Cina e vuoi raccontarmi la tua esperienza? Sono qua pronta ad ascoltarti, scrivimi a camilla.fatticcioni@gmail.com

Tutte le strade portano a Roma.

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