Inizialmente pensai che mio padre scherzasse quando quella torrida sera di fine Agosto mi disse di avere appena comprato i biglietti aerei per venire a trovarmi in Cina insieme al resto della famiglia.
Sorseggiava tranquillo il suo tipico liquore del dopo cena guardando attentamente lo schermo del computer confrontando le varie offerte di voli insieme al mio ragazzo e con la stessa facilità con la quale oggi si compra un libro su Amazon quella sera la mia famiglia aveva programmato il suo primo viaggio in Cina.
Ho atteso il loro arrivo con ansia e quel novembre che sembrava troppo lontano è finalmente arrivato.
La mattina dell’8 novembre è iniziata la mia corsa verso la mia famiglia, ero sempre a molte fermate di metropolitana dall’aeroporto quando i miei genitori sono atterrati alle 9:30 all’aeroporto internazionale di Pudong: ci eravamo accordati che avrebbero preso da soli la metropolitana fino al centro di Shanghai e poi il treno veloce fino a raggiungere Hangzhou, la città dove vivo.
Ma io e il mio ragazzo abbiamo deciso di fargli una sorpresa e farci trovare all’aeroporto ad aspettarli, sorpresa che sembrava rovinata dall’atterraggio anticipato dell’aereo: l’aeroporto Pudong dista più di 80 chilometri dal centro della città di Shanghai e dalla stazione in cui la mia famiglia avrebbe dovuto prendere il treno per arrivare ad Hangzhou ed io naturalmente non avrei mai lasciato fare tale viaggio ad un gruppetto di italiani spaesati dopo un lungo volo, rimbambiti dal fuso orario e dall’immensità di una delle metropoli più grandi al mondo e, soprattutto inconsapevoli della difficoltà nel comunicare in un paese in cui non molti conoscono l’inglese.
Temevo davvero di non riuscire a trovarli nell’enormità di quell’aeroporto se non avessimo raggiunto il varco degli arrivi internazionali in tempo, prima che loro si incamminassero verso la stazione della metro, dove incontrarli sarebbe stato forse impossibile.
Fortunatamente siamo riusciti per puro caso ad incontrarci nel bel mezzo di uno di quegli immensi corridoi che collegano l’aeroporto all’entrata della metropolitana. Sono corsa incontro a quel gruppetto così familiare da lontano ed i miei passi rimbombavano in quel gran corridoio vuoto andando a ritmo con il mio cuore che stava per impazzire dalla gioia. Mi è sembrato di vivere uno di quei momenti magici che si vedono a volte nei film, in cui le persone si perdono in baci e abbracci mentre il mondo gli passa accanto ma per loro il tempo si ferma, isolandoli dal resto della gente che assiste incuriosita alla felicità di una famiglia che si riunisce a migliaia di chilometri da casa.
Non so descrivere le emozioni che mi hanno pervaso nel momento in cui ho visto per la prima volta la mia famiglia in Cina, un paese che da 2 anni è al centro della mia vita e di cui purtroppo mia madre, mio padre e mia sorella non fanno parte.
In questi dieci giorni passati insieme a loro alla scoperta della Cina ho visto anche io questo paese, che credevo di conoscere bene, con occhi totalmente diversi.
Sono talmente abituata alla mia routine ed accecata dai problemi quotidiani che non guardo più quello che mi circonda con gli occhi incuriositi di un turista appena arrivato ed armato di macchina fotografica.
Con l’arrivo della mia famiglia ho (ri)scoperto la Cina, ed assieme a questa ho visto quanto anche io sia cambiata vivendo in questo Paese, essendomi dovuta adattare ad una cultura, ad abitudini e ad esigenze diverse da quelle Italiane.
A questo proposito, con il sorriso, non posso fare a meno di iniziare portando il classico esempio del cibo: mi lamento spesso riguardo alla mia alimentazione in Cina ed alla difficoltà nel trovare cibi dal sapore europeo e non pensavo di essermi adattata poi più di tanto visto che rispetto a molti miei amici arriccio spesso il naso davanti al menù di vari ristornati cinesi; ma non avevo ancora visto l’espressione di mia mamma davanti al cibo cinese.
Mia mamma non è certo una “ sperimentatrice gastronomica” ed è molto abitudinaria e selettiva anche in Italia, già sapevo che per lei mangiare qui in Cina sarebbe stata un’ impresa, tuttavia ero convinta che nel mio ristorante preferito avrebbe apprezzato almeno una delle pietanze cinesi che io ho adoro, invece la prima sera ad Hangzhou ha pure criticato la cottura del riso in bianco.
Alcuni piatti che io adoro non sono stati graditi neppure dal mio babbo né da mia sorella che, a differenza di mamma, sono soliti mangiare di tutto.
Quanto sono cambiati i miei gusti riguardo al cibo vivendo in Cina? Mi sono resa conto di apprezzare alcune pietanze che fino a poco tempo fa avrei sicuramente evitato. Come dice spesso il mio ragazzo, in Cina si diventa ossessionati dal cibo: la prima domanda che ti fai una volta in piedi mentre sorseggi il caffè fatto con la moka portata dall’Italia è “che cosa mangerò per pranzo?” . Il problema non sta nel fatto di non avere qui una mamma ai fornelli che ti prepara le cose che sa che ti piacciono, ma piuttosto nel fatto che qui in Cina è quasi impossibile trovare pietanze che da sempre considero “normali” e facilmente reperibili in un qualsiasi supermercato italiano, come ad esempio lo yogurt senza zucchero o aromi strani, oppure del pane che non nasconda qualche spiacevole sorpresa al suo interno. Quindi il pensiero del mangiare diventa una vera e propria ossessione vivendo in una paese in cui la maggior parte del cibo è completamente l’opposto di quello a cui si è abituati.
I piatti che si trovano di norma nei ristornati cinesi in Italia non sono altro che una versione adattata ai gusti occidentali, il riso alla cantonese ed il gelato fritto sono finte ricette cinesi che si adattano ai gusti occidentali, qui Cina invece sono le tue papille gustative a doversi adattare ai gusti cinesi.
Fatto sta che quella sera la mia famiglia ha avuto la sua prima ed ultima cena cinese e da allora in poi, per il resto della vacanza, ci siamo sbizzarriti nello sperimentare i più svariati ristoranti etnici pur di evitare i pentoloni di noodles e le zampe di gallina.
Vivendo in Cina ho iniziato a dare per scontate anche molte cose che i miei genitori invece hanno subito notato al loro arrivo, come ad esempio la pulizia e l’ordine nei luoghi pubblici: i cinesi sono conosciuti per lo stereotipo del non essere proprio dei maghi nella pulizia e nell’ordine, ma le cose non sembrano proprio essere così. Ci sono molti posti in Cina che ovviamente sarebbero immediatamente chiusi e bruciati dalle autorità di polizia sanitaria italiane, ma camminando per città come Hangzhou e Shanghai i miei genitori non hanno potuto fare a meno di notare la pulizia delle strade e dei marciapiedi, la cura dei giardini e l’ordine perfetto che vige in ogni parco o luogo pubblico.
L’estate scorsa a Roma avevo notato con tristezza i cumuli di spazzatura nei pressi di monumenti come il Colosseo e i Fori Imperiali e le scritte sui muri dei palazzi antichi, ma ad Hangzhou non avevo prestato mai così tanta attenzione all’ordine e alla pulizia del parco attorno al Lago Xi, con le sue aiuole impeccabili e l’erba sempre verde e curata. I miei genitori sono stati felici di vedere che vivo in un paese ordinato e sicuro, anche se qualche apnea prima di entrare in alcuni bagni pubblici non proprio chic l’hanno fatta anche loro.
Mia sorella prende quasi tutti i giorni il treno per Firenze e mi ha fatto subito notare l’efficienza dei mezzi pubblici qui in Cina: in Italia è così raro avere un treno in orario e le scuse di Trenitalia spesso sono l’amaro buongiorno di molti pendolari.
Non ci avevo mai pensato, ma in due anni in Cina non mi è mai capitato di avere un treno in ritardo o un autobus che non passa alla fermata. I mezzi di trasporto pubblico sono molto ben organizzati ed efficienti oltre ad essere incredibilmente economici rispetto alle tariffe che in Italia siamo abituati a pagare. Le stazioni ferroviarie qui sono grandi come degli aeroporti per far muovere al meglio un gran numero di persone e gli autobus sono molti e molto frequenti mentre la metropolitana di Shanghai collega perfettamente ogni angolo della città, così come quella di Hanghzou anche se nella “rush hour” più che una metro assomiglia ad una scatola di sardine visto l’affollamento.
Vivendo qua è completamente cambiato anche il mio concetto di “distanze”: quando in Italia dovevo stare per più di un ora in macchina subito mi sembrava di far chissà quale lungo viaggio, mentre ogni volta che tornavo a casa da Venezia quelle due ore in treno mi sembravano interminabili. Adesso impiegare due ore per arrivare in un locale dall’altro capo della città di Hanghzou è già una routine, come pure percorrere soli 15 km in un ora e più di autobus quando c’è il traffico del weekend è normale per me. Le giornate passano molto velocemente in Cina perché veramente gli spostamenti richiedono molto tempo, basti pensare come ho detto all’inizio che l’aeroporto internazionale della città di Shanghai si trova ad 80 km di distanza dal centro, vale a dire due ore nette di viaggio in metropolitana. In Italia le giornate non sembrano finire mai, ad esempio a Venezia avevo la sensazione che il tempo andasse con lo stesso ritmo rilassante dell’acqua dei canali, in Cina invece mi trovo spesso a correre verso la fine della giornata in una difficile gara contro il tempo.
Per la prima volta ho visto la Cina con gli occhi di un turista e non con quelli di chi sa che dovrà viverci per un po’ed ho visitato veramente per la prima volta Hangzhou e Shanghai, senza aver bisogno di dover correre o a lavoro o a lezione o in qualche caffè per studiare e scrivere articoli. Finalmente mi sono soffermata a guardare di nuovo con curiosità gli anziani nei parchi che danzano in gruppo o che giocano a scacchi e mi sono posta le stesse domande che si fa un turista al suo primo arrivo: per la seconda volta questo paese mi ha affascinato.
È stato bello poter guidare i miei genitori tra i grattacieli e i vicoli più caratteristici di Shanghai ed Hangzhou: senza di me credo non sarebbero riusciti nemmeno a mettere il naso fuori dall’albergo, beh senza di me forse non sarebbero manco mai venuti in Cina.
In dieci giorni la mia famiglia ha lasciato alle spalle pregiudizi e luoghi comuni sentiti dire riguardo alla Cina e si sono ritrovati in un paese in cui si vede sempre chi gira in risciò, ma lo fa sommerso in foreste di grattacieli e ti chiede di pagare la corsa con Alipay guardando disgustato i contanti che gli offri. Dal moderno si passa al vecchio, dalla signora con le guance arrossate dal vapore mentre cuoce i tipici ravioli di Shanghai si passa all’uomo di affari che corre in metropolitana facendo attenzione a non sgualcire la camicia. La Cina è unica nella sua natura contraddittoria e non smette mai di stupire ogni giorno con qualcosa di nuovo, naturalmente in 10 giorni si può capire poco della sua complessità, pensate che io in due anni ho ancora da capirci qualcosa, ma sono contenta che la mia famiglia abbia passato una bella vacanza.
Che bello questo articolo ^^ L’ho trovato anche a tratti commovente, forse perchè riesco ad immedesimarmi in queste sensazioni. La mia famiglia non è mai venuta in Cina, ma forse in futuro lo farà e se penso a come potrà essere questa esperienza mi vien pure da ridere ^^
Interessante poi vedere le cose a cui si è abituati con occhi nuovi.
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Felice che sia piaciuto. L’arrivo della propria famiglia in un paese che ti ha ospitato ma non é il tuo porta sempre a strane emozioni. In quale parte della Cina ti trovi?
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Immagino. Io vivo a Shenzhen adesso, non è male come città però fa un po’ troppo caldo per me ^^
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