Ospedali, assicurazioni mediche ed ipocondria in Cina.

La Cina odora di sigarette e bagni pubblici, di carne arrostita e pollo fritto: ha un odore così fastidiosamente familiare ormai che mi sento come a casa quando qualche anziano signore fuma in ascensore, proprio davanti al cartello con su scritto che è severamente vietato fumare. Sono quasi tre anni che vivo qua ed i giorni in cui rientro verso il mio appartamento con le buste della spesa troppo pesanti tra le mani mi pare quasi di viverci da una vita. La guardia all’ingresso del complesso di condomini mi saluta sempre con un “hello” con una pronuncia che secondo la sua immaginazione dovrebbe somigliare a quella britannica, con una “o” chiusa lunghissima, seguita da una risata come se si rendesse conto di quanto suoni strano pronunciare l’unica parola in inglese che conosce, e quanto suoni ancora più strano dirla ad una ragazza straniera, l’unica che probabilmente abita nelle vicinanze. Questo paese mi ha accolto ma allo stesso tempo mi ricorda sempre che non ne farò mai parte, me lo ha ricordato anche quel giorno in cui sono andata all’ospedale per una semplice costola incrinata.

Non ci si può stupire di come me la sia procurata data la mia proverbiale sbadataggine e scoordinazione e chi mi conosce saprà anche bene di quanto io sia ipocondriaca e capace di diagnosticarmi chissà quale drammatica malattia con Wikipedia: dopo alcuni giorni di dolore già mi aspettavo il peggio, mancava solo il verdetto finale di un medico.
Per mia fortuna non avevo ancora mai avuto bisogno di andare in un ospedale in Cina e l’unico medicinale cinese comprato fino a quel momento era uno sciroppo per la tosse che sapeva di miele farcito di zucchero e caramelle. La mattina del 6 ottobre ho avuto la mia prima esperienza ospedaliera cinese, anche se sono andata a cercare un ospedale internazionale per farmi la radiografia al torace. La priorità era poter parlare almeno in inglese con un medico, una lingua pur sempre non mia, ma che continua a suonarmi più semplice del cinese per alcune faccende. Trovare un ospedale internazionale non è difficile ad Hangzhou, essendo una città piena di expats e di turisti stranieri: il mio ospedale in questione si trovava in un enorme struttura perfettamente organizzata e sovraffollata, come tutto in Cina d’altronde.
Tra paura ed ansia ho preso appuntamento con un dottore che parlava inglese ed atteso il mio turno in una delle sale d’attesa più belle della mia vita: ampie poltrone comode e moquette così soffice se sembrava di camminare su di una nuvola. Non ho dovuto attendere troppo che la gentile receptionist del servizio internazionale mi ha accompagnato da un medico che non era proprio quello che mi aspettavo: era molto anziano ed il suo inglese così incomprensibile che sarebbe stato quasi meglio parlasse in cinese. La visita si è svolta così velocemente che più che una radiografia al torace pensavo mi stessero facendo una semplice foto. Il dottore non ha confermato le miei teorie catastrofiche, ma sapere che avevo una semplice costola incrinata mi è costato 70 euro. Avevo i miei antidolorifici e la ricevuta da mostrare all’assicurazione sanitaria provvista assieme alla mia borsa di studio, ero tranquilla fino a quando non ho scoperto che la mia assicurazione non copre visite mediche in ospedali internazionali, anzi non copre molto per essere un’ assicurazione ed ero stata fortunata a scoprirlo per una semplice costola incrinata e non per qualcosa di più grave.
Mi sono maledetta per la mia superficialità, vivo in Cina senza nemmeno un’assicurazione medica decente, ma mi ero fidata troppo, direi quasi ciecamente, di quella che era nel pacchetto con la borsa di studio. Mi sono sentita per un attimo senza una casa, lontana dall’Italia, senza mia mamma che corre in farmacia al primo starnuto e senza quel servizio sanitario italiano che in passato avevo tanto maledetto per le lunghe attese e le mille procedure burocratiche, ma che adesso rimpiango perché in fin dei conti quando stavo male mi sentivo in qualche modo al sicuro pure se in una sala di attesa d’ospedale.
Ho vissuto una settimana terribile, non riposando la notte per i dolori e con il dubbio sui medicinali che mi avevano prescritto e con la paura di dover tornare un’altra volta in ospedale senza una buona assicurazione e non potendo nemmeno raccontare a mia mamma quello che mi era successo perché l’avrei fatta preoccupare inutilmente. Mi erano pure venuti dubbi su quello che realmente avevo capito dalla diagnosi pronunciata in inglese storpiato,  così presa da un attacco acuto di ipocondria ho contattato un giovane neo laureato in medicina, un ragazzo in gamba con quale da bambina ho giocato a volte. È incredibile come aver avuto un parere medico italiano mi abbia fatto sentire meglio.

Adesso sorrido al pensiero che in passato mi aveva accarezzato l’idea di studiare medicina: ma vi immaginate me medico ipocondriaco ansioso? Per fortuna ho scoperto che non era la mia strada, ed il test di medicina per quanto lo abbia odiato è stata la prima barriera che mi ha fatto cambiare idea, una preselezione necessaria… ma questa è un’altra storia.

Tornando a me e alle mie avventure in Cina e alla mia costola, che per la cronaca adesso sta meglio, ho capito che non si può vivere all’estero con la stessa superficialità con la quale vivevo in Italia, solo per il semplice fatto di sentirmi a casa. Gli ospedali in Cina non sono così terribili come ci si potrebbe immaginare e la maggior parte di questi sono ben attrezzati e puliti, quelli internazionali poi sembrano hotel di lusso anche se è difficile incontrare qualcuno che parli veramente bene l’inglese: la cosa che appunto mi terrorizza di più è il non capire quello che i dottori dicono o fanno, sapendo di trovarmi in un paese culturalmente molto diverso dal mio. Viaggiando molto mi sono trovata a che fare anche con farmacie e dottori di varie parti del mondo, in Russia ad esempio ho visitato più cliniche, ospedali e farmacie che musei, data la mia difficoltà ad adattarmi al grande freddo, ed ho scoperto che la cultura influisce davvero molto sulle pratiche mediche di un paese e non è strano che un dottore russo consigli di farti una bella sauna e poi di buttarti nella neve per risolvere problemi cardiovascolari. La medicina non è una scienza esatta ed è interessante vedere come cambi il concetto di “salute” a seconda del paese in cui ci troviamo: grande esempio potrebbe essere la medicina cinese, che si basa sul principio filosofico del Tao, ossia l’uno primordiale che è situato oltre il tempo e lo spazio, da cui tutto ha origine e che si esemplifica in una coppia di forze complementari ed opposte, conosciute come lo Yin e lo Yang. Questa natura creata da opposti è presente ovunque, ad esempio il giorno si trasforma in notte e la giovinezza in vecchiaia, tutto in un ciclo perenne e secondo questa filosofia le malattie stanno nella perdita di questo equilibrio tra opposti nel corpo. Naturalmente non hanno diagnosticato e curato la mia costola incrinata secondo le teorie della medicina cinese, ma rimane pur sempre una pratica molto studiata nelle facoltà di medicina e profondamente radicata nella cultura di qualsiasi cinese.

Forse un giorno proverò pratiche come l’agopuntura (a seconda di come vengono posizionati gli aghi sul proprio corpo potrebbe anche alleviare ansia e stress)… paese che vai usanza che trovi ma tutto mi sembrerà più bello quando finalmente potrò avere un’ assicurazione sanitaria decente.

3 Comments

  1. Andare in un ospedale cinese è comunque un’esperienza essenziale durante il vivere in Cina XD
    Io non avendo l’assicurazione, e avendo con me qualcuno che parla cinese, son sempre andata negli ospedali cinesi normali e insomma, per quanto fossi morente, son state esperienze molto formative ahah
    Pensa che una volta avevo dei problemi allo stomaco e non sapevo perchè, son andata alle 4 di notte al pronto soccorso dell’ospedale del quartiere in cui vivo che non stavo in piedi e la gioiosa dottoressa cosa mi dice “mah non ha niente…beva acqua calda” … il giorno dopo sono andata al prontosoccorso del distretto ancora più morente e almeno mi hanno visitato e mi hanno dato medicine.
    Alla fine comunque anche gli ospedali cinesi “normali” son buoni ospedali, soprattutto nelle grandi città ce ne sono di nuovi e ben tenuti, e insomma a parte la completa assenza di privacy (cioè tutti si fanno i fatti tuoi e stanno li a guardare cosa hai e cosa non hai) sono comunque validi e non costosi, parlado di esami o cure normali non ricoveri o esami più particolari. A volte mi è capitato di leggere di stranieri che si lamentano della sanità cinese a priori, senza neanche essere mai entrati in ospedali, senza mai averne avuto bisogno…ecco secondo me questo è un pregiudizio da sfatare. ^^

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    1. Esatto è un pregiudizio da sfatare, io sarò pure stata in una struttura internazionale ma tale struttura si appoggiava ad un normale ospedale pubblico più che dignitoso!

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      1. Il problema negli ospedali pubblici è che se non sai bene il cinese è un problema. magari puoi usare qualche app di traduzione ma è sempre un po’ problematico ^^

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