Sulle sponde del fiume Volga

Ieri sera avvolta dal mio bel pigiama caldo ho guardato il film catastrofico “The day after tomorrow” in russo, fortunatamente non ci sono molte battute o grossi significati da capire se non che il mondo sta affrontando una seconda era glaciale. Non so se a causa del doppiaggio del film in russo o per la neve che vedo oramai tutti giorni qua, non ero molto impressionata dalla catastrofe naturale avvenuta in una Manhattan innevata e completamente congelata, specialmente  dopo aver affrontato 5 ore di viaggio in macchina con una tempesta di neve.

La scorsa settimana sono andata con il mio ragazzo, suo padre ed un amico in una “vicina” località sciistica, a soli 300 km da Penza… praticamente dietro l’angolo per le distanze in Russia. In macchina i vetri dei finestrini posteriori erano completamente congelati e non mi era possibile guardar fuori, dal parabrezza vedevo solamente una spessa nebbia bianca che a volte veniva attraversata da enormi camion in corsa. In Russia, come per altri grandi stati, è molto comune affrontare lunghi viaggi in macchina, nonostante non abbia visto strade più disconnesse e pericolose di quelle russe in vita mia. Sballottata a destra e sinistra per 5 ore, cercando invano di dormire durante questa breve gita fuori porta molte volte mi è salito il cuore in gola a veder sorpassare camion durante una bufera di neve. Quando nevica da me in Italia si blocca tutto, in Russia un po’ di neve non ferma nessuno.

Dopo il “tranquillo” viaggio in auto con canzoni rigorosamente russe a ritmo di armonica siamo arrivati nel pittoresco villaggio di Khvalynsk, sulle sponde del fiume Volga. Il mio ragazzo mi aveva detto di non portare con me la macchina fotografica perché non c’era davvero nulla di speciale: mi sono pentita amaramente di avergli dato ascolto. La neve copriva tutti i tetti a punta delle casette di legno colorate di blu, verde od ocra che sembrano uscite da qualche fiaba russa con la Baba-Jaga. Sullo sfondo un immenso tappeto bianco: il fiume Volga completamente congelato con qualche pescatore sulla sua superficie che con delicatezza scava dei buchi nel ghiaccio per immergerci l’amo con l’esca.

Un’atmosfera mai vista prima, nuova e bellissima ai miei occhi, ma di normale routine per chi vive quotidianamente questi paesaggi incantati e dimenticati nel bel mezzo del nulla. Oramai è palese, non mi piacciono troppo i cliché turistici, ed in Russia ho visitato località che davvero non sono mai state visitate da altri stranieri fuori che me, la faccia stupita del signore allo ski-lift delle piste sciistiche di Khvalynsk ne è la prova: “Un’italiana? e che cosa ci fa un’italiana qua?”.

È vero, in Italia abbiamo piste sciistiche migliori, Khvalynsk non ha montagne ma solo altissime colline con una vista mozzafiato su un fiume tanto grande da sembrare mare. Il mio ragazzo sembrava quasi dispiaciuto che per questioni di tempo non si potesse andare a sciare in altre località un po’ più lontane come Sochi o i Monti Urali, decisamente più attrezzate per lo sci;  per me la sconosciuta Khvalynsk si è comunque rivelata un’esperienza molto interessante e suggestiva. Non ho grandi esperienze sugli sci, solo qualche ricordo di quando ho imparato da bambina: sciare in piste completamente vuote circondata da una foresta bianca è stato magico ed ha riportato alla mente tanti ricordi dell’infanzia. Camminare e sciare sulla neve richiede davvero molta energia, specialmente se è fresca dopo una bella nevicata: non ho mai visto tanta neve in vita mia, così silenziosa ed intatta. Ho pure intravisto una volpe tra gli alberi innevati osservarmi con la mia ingombrante tutta da sci rosa per poi scappare nella foresta. Per due giorni sono stata a contatto con la natura, ho sciato nel completo silenzio quasi dimenticando di essere all’aria aperta con una temperatura di 20 gradi sotto lo zero.

L’energia consumata sulla neve è sempre stata riacquistata all’ora di cena in albergo. Abbiamo alloggiato in un albergo, credo l’unico di questo villaggio, adibito in una vecchia scuola: i soffitti alti e l’ambiente un po’ retro e caldo hanno reso questa avventura ancor più suggestiva agli occhi della prima ragazza italiana a metter piede a Khvalynsk.  Gulash, Grechka, pane nero e qualche shot di tequila portata da casa, tutto concluso con una bella tazza di tè caldo con cioccolatini: boom calorico perfetto per rimettersi in forza, specialmente quando fuori fa -20.

  Ad una settimana dal mio arrivo in Russia posso dire di aver avuto molti più shock culturali qua che in Cina: sarà per temperature a cui non sono proprio abituata o per una cultura profonda e molto legata alle tradizioni e alle proprie radici, una cultura che va bel oltre al luogo comune della Vodka tutti i giorni della quale in Europa ed in Italia sappiamo proprio poco, come sappiamo poco o quasi nulla dei bellissimi paesaggi che un immenso paese come la Russia può offrire.

 

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